Tutti sanno che l’atletica è legata fin dalla sua apparizione nei giochi olimpici moderni all’antica Grecia, ma è vero anche che gli archeologi hanno trovato tracce di rappresentazioni di gare sportive presso gli Egiziani e le antiche civiltà sumeriche.
È pacifico dire che se anche non sappiamo chi abbia inventato queste pratiche agonistiche, tutte siano nate legandosi in qualche modo a cerimonie religiose che seguivano una loro ciclicità, motivo per il quale ancora oggi le più importanti manifestazioni sportive (quale che sia la disciplina) si svolgono a intervalli di un certo numero di anni l’una dall’altra.
Fino a noi sono giunte diverse notizie sulle gare più antiche di atletica svoltesi in Grecia: eventi popolarissimi fin dalla loro creazione, sono state documentate da diversi storici, che hanno fatto arrivare a noi i nomi degli atleti più famosi, il tipo di discipline che venivano praticate e con quali strumenti.
Per esempio sappiamo che nel salto in lungo si tenevano in mano degli strumenti, gli “halteres”, che servivano ad appesantire il corridore. Oppure che per le false partenze era prevista una punizione corporale!
L’origine dei Giochi olimpici
Il consenso generale è che le prime edizioni dei Giochi olimpici si siano svolte nel 776 a.C., anche se potrebbero esserci state altre competizioni precedenti. L’aggettivo “olimpico” viene dal fatto che le sfide si svolgevano tutte nella città di Olimpia.
Gli atleti che si dedicavano a queste attività furono le “rockstar” del loro tempo, tanto da riunirsi addirittura in un’associazione di categoria al fine di tutelare i loro interessi, anche di tipo economico, e questo tipo di eventi sportivi (esistevano anche altri tipi di giochi che si svolgevano in altre città della Grecia) aveva un peso tale sulla società da divenire motivo di scontro politico.
Addirittura fu politica la decisione di cancellarli: fu l’imperatore Teodosio a vietare i Giochi olimpici nel 393 d.C.
La rinascita e la modernità
Si può dire che il concetto stesso di gara sportiva sopravvisse sotto traccia solo grazie ai tornei fra cavalieri, diventati popolari a partire dal Medioevo. Pur non praticando le stesse discipline dell’antica Grecia, questi eventi attiravano l’attenzione del popolo che anche non potendo cimentarsi direttamente cercava di riprodurre in maniera casalinga gli stessi esercizi.
In parallelo, nelle ex colonie britanniche (ormai divenute Regni!), forse proprio per la loro distanza dal cuore dell’ex Impero romano, era comune trovare degli “athletic grounds” dove gente comune si esercitava correndo, saltando e lanciando: le stesse discipline dell’antica Grecia, probabilmente sopravvissute ai divieti per legge grazie a una memoria collettiva.
È grazie a questo esercizio ripetuto lungo l’arco di secoli (ben otto!) se i Giochi olimpici, e l’atletica più in generale, sono tornati in vita.
Un movimento di atleti si sviluppò proprio dall’Inghilterra spostandosi verso Stati Uniti ed Europa continentale dove, arrivando in Francia, trovò il suo più forte sostenitore in Pierre de Coubertin: fu lui a organizzare i primi, nuovi Giochi olimpici nel 1896. Ispirato dal boom di atleti nei paesi anglosassoni e dai testi arrivati fino a noi dagli storici dell’antica Grecia, scelse Atene per la rinascita della competizione.
E, come si dice in questi casi, il resto è storia (recente!).